Cena a casa di vecchi amici di mia madre. Cosa fare?
Primo divieto assoluto: non rifiutare il cibo.
Secondo divieto assoluto: Non offrire occasioni per farsi offrire cibo.
Terzo divieto assoluto: Non parlare di carboidrati complessi. (infranto)
E oggi si innesca il senso di colpa, il vecchio giudice interiore scuote la testa affranto, é deluso.
Ma chi é questo giudice se non io? Giá, dipende da me. Vorrei bloccare il piacere che sento quando sono vuota, quando mi soddisfo con il poco.
É un po' la vecchia storia del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. Io non sono ottimista se vedo il mezzo pieno, ma se penso che é mezzo vuoto.Meglio se vuoto per due terzi, meglio ancora se vuoto totalmente.
Ma ogni dipendenza ha le sue overdosi, ogni dipendenza annulla la volontá, e la mia é una dipendenza dal vuoto. Ho giá scritto che sono dipendente dall'assenza, ma non é completo, in realtá sono dipendente dalla privazione.
Mi hanno paragonata a Vittorio Alfieri, ma lui alla sedia si legava, il suo "volli" era un obbligo, facile sacrificarsi allo studio se siamo incatenati alla scrivania. Io vado oltre, e mi scuso per la superbia, ma vado oltre perché io non ho bisogno di catene, io non mi sacrifico, io ho "bisogno" di privarmi e vessarmi.
Cosí, quando cala la convivialitá, il mio senso del dovere mi impone di adeguarmi alla situazione e non fare di me il centro dell'attenzione, mettendo da parte, con estrema fatica, il piacere del "no grazie" (ipse dixit), quell'arrivare alla tavola affamati, sedersi, desiderare per poi negare.
Un tempo ero esibizionista, aspettavo l'ora dei pasti in comune per sentirmi una Dea, distaccata dal reale, li consumavo nei bar della facoltá, ordinavo un'insalata e iniziavo a dividerla, isolando i nutrienti, prendendo nota di tutto (vitamine, calorie, proteine, carboidrati, grassi), e godevo nel sentirmi osservare come se fossi uno spirito eletto.
Poi ricordo che sulle mie ossa si iniziarono a posare sguardi indiscreti e prepotenti, qualcuno mi guardava con ammirazione e altri con sdegno e schifo.
Oggi fuggo dal farmi notare, fuggo dall'incubo di sentire preoccupazione intorno a me.
Cosí sono costretta a trovare di continuo compromessi.
11 anni fa


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