sabato 22 novembre 2008

video delle Iene sull'anoressia

Ho sempre ritenuto le Iene, come altri programmi mediaset sul genere, programmi adatti solo a far sorridere, a esagerare caratteristiche dei nostri tempi. Quelle interviste decontestualizzate, tagliate a proprio piacimento, di stampo vagamente dittatoriale.
Ma spingersi fino a questo, fino a montare una notizia, un servizio, su un disagio cosí profondo, non posso accettarlo.
Di idiozie sui disturbi alimentari se ne sentono a milioni, non manca certo il contributo di una rete nazionale a fomentarle.
L'anoressia non é una malattia mentale, é SINTOMO di un disagio piú profondo che spesso con il cibo e con le diete non ha NULLA A CHE FARE.
Niente a che vedere con i "nostri tempi moderni" perché é sempre esistita, niente a che fare con l'essere magre e avvenenti.
Parole stupide degne di colorire i discorsi sul tempo, luoghi comuni falsi che non fanno altro che far sembrare i dca TUTTE DONNE e tutte SVAMPITE OCHETTE.
Sí é orribile, é orribile che esista una filosofia pro ana, ma esiste, e condannarla non serve a nulla.
Non serve a nulla mangiare come ho fatto io fino ad adesso, perché ingrassare non é la terapia.
Ora sono normopeso, eppure gli zuccheri che ho nel cervello e quei grassi orribili non mi servono a niente, il disagio é chissá dove, e il mio modo di lenirlo é scarnificare.
Sono una taglia 26 ma mi sento una 32, mi sento a disagio e inadatta a ogni situazione.E ora che so che tutto questo é una malattia é anche peggio.
forse un centro ANORESSICI ANONIMI potrebbe servire a molti.
Poverini gli alcolisti, poverini i drogati, é il vino, é la coca che li porta a questo vero? Mica loro? Invece le anoressiche sono delle stronze che "con un calcio" le facciamo mangiare.
CIARLATANI MESCHINI.

venerdì 21 novembre 2008

Atroce

Poi ad un tratto senti che quello che fino a poco tempo fa era un'avventura stupenda svela tutta la sua crudeltá.
Se solo entrassero dentro di me. Se solo immaginassero quanto mi costa essere cosí fottutamente splendida.
Se solo potessi aprirmi e mostrarmi.
Dovró curarmi presso una nutrizionista per non perdere peso. Questo risuona come un "perdine piú che puoi prima che ti visiti."
E cosí i conati, le litrate di the, i lassativi (che non servono ma mi aiutano), gli psicofarmaci che si moltiplicano, e le parole che urlano dentro COSÍ MORIRARI! COSÍ MORIRAI: COME UN OSSO SECCO E NERO.
Spudorata, é l'unico modo per far meno fatica e non ingoiare anche le barbaritá che mi circondano.

mercoledì 19 novembre 2008

PRIMO TRIONFO

Per prima cosa DOVEVO rientrare nella 38, E CI SONO RIUSCITA.
Si lo so, non dovrei gioire, ma la mia gioia é immensa.
Durerá poco, domani dovró entrarci comodamente, e poi dovranno andarmi larghi, e poi dovró vestirmi da ianabimbi...
nessuna gioia é isolata, nessun trionfo é assoluto per me piccola dca.
Domani ricomincia la lotta.

il dolore delle cene

Cena a casa di vecchi amici di mia madre. Cosa fare?
Primo divieto assoluto: non rifiutare il cibo.
Secondo divieto assoluto: Non offrire occasioni per farsi offrire cibo.
Terzo divieto assoluto: Non parlare di carboidrati complessi. (infranto)
E oggi si innesca il senso di colpa, il vecchio giudice interiore scuote la testa affranto, é deluso.
Ma chi é questo giudice se non io? Giá, dipende da me. Vorrei bloccare il piacere che sento quando sono vuota, quando mi soddisfo con il poco.
É un po' la vecchia storia del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. Io non sono ottimista se vedo il mezzo pieno, ma se penso che é mezzo vuoto.Meglio se vuoto per due terzi, meglio ancora se vuoto totalmente.
Ma ogni dipendenza ha le sue overdosi, ogni dipendenza annulla la volontá, e la mia é una dipendenza dal vuoto. Ho giá scritto che sono dipendente dall'assenza, ma non é completo, in realtá sono dipendente dalla privazione.
Mi hanno paragonata a Vittorio Alfieri, ma lui alla sedia si legava, il suo "volli" era un obbligo, facile sacrificarsi allo studio se siamo incatenati alla scrivania. Io vado oltre, e mi scuso per la superbia, ma vado oltre perché io non ho bisogno di catene, io non mi sacrifico, io ho "bisogno" di privarmi e vessarmi.
Cosí, quando cala la convivialitá, il mio senso del dovere mi impone di adeguarmi alla situazione e non fare di me il centro dell'attenzione, mettendo da parte, con estrema fatica, il piacere del "no grazie" (ipse dixit), quell'arrivare alla tavola affamati, sedersi, desiderare per poi negare.
Un tempo ero esibizionista, aspettavo l'ora dei pasti in comune per sentirmi una Dea, distaccata dal reale, li consumavo nei bar della facoltá, ordinavo un'insalata e iniziavo a dividerla, isolando i nutrienti, prendendo nota di tutto (vitamine, calorie, proteine, carboidrati, grassi), e godevo nel sentirmi osservare come se fossi uno spirito eletto.
Poi ricordo che sulle mie ossa si iniziarono a posare sguardi indiscreti e prepotenti, qualcuno mi guardava con ammirazione e altri con sdegno e schifo.
Oggi fuggo dal farmi notare, fuggo dall'incubo di sentire preoccupazione intorno a me.
Cosí sono costretta a trovare di continuo compromessi.

lunedì 17 novembre 2008

Concorso Busoni

Esiste una meta nella vita di ogni pianista sulla terra, ovvero il concorso Busoni, 6 premi che possono cambiarti la vita.
Dovevo trovare uno scopo per il quale buttare sangue sul pianoforte e l'ho trovato.
Con mia enorme sorpresa ( e io che pensavo di essere una super schiappona...) sette pezzi li ho giá sotto mano. Ma manca il pezzo grosso. Ho deciso di infrangermi sui tasti. Infrangermi tutta.
Non lo prepareró il concorso, lo so, é davvero durissima come impresa anche per chi é giá avanti con gli studi, o é ormai un concertista affermato. Ma ho per la prima volta L'ETÁ DALLA MIA PARTE!Se non altro l'esame al conservatorio sará indolore.
Ho bisogno di un'impresa epica e titanica.
Almeno cosí posso dimenticarmi del campo di battaglia apparecchiato.
Sono o non sono una combattente?

lunedí

Alla fine mia madre parte, da un lato per me é un'invasione. Addio conati post cibo.
Dall'altro un sollievo. Una specie di controllo sulla mia vita. Niente piú sigarette e pranzi arruffati sul tavolo, niente piú fannullonerie e sveglia tardi.
Una piccola sana rivoluzione di qualche giorno.
La psicoterapeuta mi ha detto che ho fatto bene a sospendere il farmaco per l'iporessia, ha detto che non c'è niente di piú atroce di far venire fame a una che la combatte.
Aumenta solo le sconfitte di fronte al cibo e abbassa l'autostima, che é il primo impulso alla catena: mangi, si abbassa l'autostima, metodi compensativi, restrizione alimentare.
Ma quando finirá? Quando riavró una vita sana e normale? Quando riusciró a dimenticarmi del cibo?
Che cosa angosciante. Anche le mie prestazioni sono diminuite, ma non posso certo dire al mio maestro di pianoforte che non riesco a studiare bene perché penso solo a sprecare kilocalorie, perché dormo male e prendo ansiolitici e antidepressivi, e perché non mangiando 4 mesi la mia capacitá di concentrazione ne ha risentito...E perché ora sto tutto il giorno a pensare a me e a come risolvere i miei pasticci.
Vedremo come andranno oggi le due ore...

domenica 16 novembre 2008

Spero solo faccia effetto subito.

Ogni volta che ingoio il lassativo mi ripeto sempre questo: spero faccia subito effetto.
Fa male, non fa dimagrire... Ma toglie via il senso di pesantezza che danno anche 4 cucchiai di lenticchie.
Oggi 700 kcal, e domani saranno giá meno.Accompagnate da un bicchiere di aceto di mele.
Ne ho parlato alla psichiatra, non sembrava stravolta, mi ha solo detto che se non mangio tradisco me stessa e tutti gli sforzi che ho fatto da aprile nella mia lotta.
Io mi vedo solo grassissima, fuori misura, adagiata sui miei chili.
Non so quanto peso e non voglio saperlo, so solo che non sono magra come ero prima. E questo basta a far diventare il cibo di nuovo un nemico.
Ho parlato con la mia migliore amica, le ho solo detto dell'errore che ho fatto acquistando Briciole,e lei aveva giá capito. "non hai piú fame ora vero?"
Mi sento in colpa, sento la colpa di tradire lei, i miei genitori, é una colpa pesante.
Ho mangiato di nuovo per loro, ma non é stata una buona idea. Non credevo nemmeno io a cosa stessi facendo, dolci e gelati, pizza, biscotti, succhi di frutta, un po' di alcool la sera, pasta, patate, pane...Ho ingoiato di tutto, illusa di farli felici cosí. E lo erano.
Poi arriva uno stronzo qualsiasi, fa due commenti, e se prima barcollavo, rieccomi di nuovo nel mio girone infernale.
Si inteneriscono tutti se sentono che hai problemi di questo tipo, poi, subito dopo, quando sentono che ora stai meglio, che pesi un'infinitá di chili (vaffanculo), si sentono pronti all'humor nero.
Ma il tutti in questione ha nome e cognome, un cretino che pesa forse 140 chili per 1.90, cresciuto con maria de filippi e talk show vari, senza una minima cultura generale, che nonostante ció si sente in dovere di sottolineare che "la sua umile veritá" é l'unica al mondo.
Voglio le mie ossa, le rivoglio!
Rivoglio tornare a pesarmi orgogliosa del mio sottopeso.
La magrezza eccessiva é l'unica arma che difende dal resto del mondo.
Non é cosí lo so, ma quando sento che un passato prorompente si abbatte su di me, vorrei solo diventare minuscola.

la ballata degli impiccati

Tutti morimmo a stento
ingoiando l'ultima voce
tirando calci al vento
vedemmo sfumare la luce
L'urlo travolse il sole
l'aria divenne stretta
cristalli di parole
l'ultima bestemmia detta
Prima che fosse finita
ricordammo a chi vive ancora
che il prezzo fu la vita
per il male fatto in un'ora
Poi scivolammo nel gelo
di una morte senza abbandono
recitando l'antico credo
di chi muore senza perdono
Chi derise la nostra sconfitta
e l'estrema vergogna ed il modo
soffocato da identica stretta
impari a conoscere il nodo
Chi la terra ci sparse sull'ossa
e riprese tranquillo il cammino
giunga anch'egli stravolto alla fossa
con la nebbia del primo mattino
La donna che celò in un sorriso
il disagio di darci memoria
ritrovi ogni notte sul viso
un insulto del tempo e una scoria
Coltiviamo per tutti un rancore
che ha l'odore del sangue rappreso
ciò che allora chiamammo dolore
è soltanto un discorso sospeso

Mia madre e mio padre e qualche nuova spiegazione.

Un nuovo post devo dedicarlo a loro.
Di mio padre é la sensibilitá che si avverte subito.
Il ricordo piú grande che ho di lui sono le sue lacrime, sí, perché mio padre piange anche.
Ricordo me che trionfante esco dal bagno annunciando l'ennesimo chilo perso, e accecata dalla furia non mi accorgo del silenzio, del suo silenzio, silenzio interrotto dai suoi singhiozzi, ora capisco, capisco quel suo abbraccio, il suo orrore nel non volermi vedere nuda, le sue domande ossessive su quanto avessi ingoiato. La sua paura e la sua fiducia in me, nelle mie forze.
Ricordo le sue telefonate, colme d'angoscia nel lasciarmi sola nella mia follia.
Le sue domande, la sua comprensione strabiliante verso un male incomprensibile a molti.
Riconosco i suoi sforzi per avvicinarsi a me quando attorno non volevo nessuno, mi recuperó in Spagna, quando mi stavo lasciando andare, mi recuperó dall'autobus in cui stavo svenendo, e accettó le mie scuse stupide "forse l'alcool, forse il freddo", mentre sapeva bene che era la fame.
I suoi abbracci nonostante le mie ossa spuntassero e pungessero.
Mia madre é stata forte, in lei risiedeva la scienza, ha fatto da medico quando erano invece esplosioni di maternitá che mi aspettavo. Nessun commento, nemmeno quando le chiesi di prendere il mio cibo dal piatto a una cena, per non far notare che non stavo mangiando.
Nemmeno quando le rinfacciai i suoi errori, errori che non si possono non commettere quando si é genitori. Pronta sempre a soccorrermi. A coccolarmi, a nutrirmi d'amore, quando era l'unica cosa che assumevo.
Ed ora che risento la voce di Ana percorrermi in lungo e largo il corpo, il primo pensiero va a loro. Loro che stanno facendo tanti sacrifici per sgombrare la strada verso le mie mete, cosí alte, cosí irraggiungibili.
Mentre io valuto i miei successi sulla bilancia, e mi vedo enorme, orribile, se non entro nelle 38.
Mi chiedo perché non basti la loro gioia di sentirmi star meglio a colmare il desiderio del nulla.
Del vuoto.
Dimagrire per un dca non é un seguire la moda, un vedersi piú belli, uno star bene.
Dimagrire é sparire, consumarsi, nascondersi, mentre tutti ti cercano e ti vogliono.
Dimagrire é fuggire, é sperare, é voler andare lontano. Non é la magrezza, non é l'essere belli che interessa. É la prova del proprio autocontrollo. Disciplina severa, obiettivi lontani, tutto e subito.
Sento morsi al cuore quando leggo i commenti ai post delle "pro ana", commenti inutili, che non fanno che peggiorare la situazione. E provo odio. Odio per chi non sa farsi i fatti suoi.
Decaloghi e lettere per sentirsi vicine ad Ana, questo fantasma magrissimo che si impossessa delle ragazze e dei ragazzi. Non é la moda, non é la vicina di casa con il metabolismo rapido, che porta a questo. Ma la sosituzione della disciplina al benessere.
Ottime prestazioni, perfezione a vista, autocontrollo, resistenza al bisogno, questi quattro cancelli delimitano la vita di un Dca. Una Anorexia mirabilis degna di sante medioevali.

Conati di vita

Chiedo scusa, chiedo scusa a tutti quelli che mi sanno fuori dalla mia follia.
Oggi ho ricominciato a contare le kilocalorie e poi uscire dal bagno con le gambe tremanti, dove l'unica cosa che riesco a espellere,ferma sul lavandino sono lacrime.
Il mio corpo ormai é allenato a trattenere tutto, e non bastano due dita in gola.
La gatta sente ogni mio dolore e cerca con fusa e carezze di farmi tornare il sorriso. É strano come una piccola creatura come lei riesca a risollevarmi, mentre attorno non ho che incomprensione.
Siamo umani, troppo umani, per cogliere la sofferenza negli occhi.
Rieccomi a lottare contro me stessa, a dirmi che non posso buttare mesi e mesi di psicoterapia.
Vorrei qualcuno sempre con me, un infantile e inconfessabile desiderio di compagnia.
Vorrei qualcuno che mi imboccasse. Perché mangiare da soli per chi come me ha adorato Ana, é duro, durissimo.
Divoro Briciole.Le sue parole sono un elisir, un veleno, un ricordo.
Provo rabbia nel non essere l'Unica, ma anche conforto nel sentir svuotare un vaso cosí simile al mio.
Vorrei chiedere a mia madre di stare con me, ma come posso ordinarle di vivermi accanto e crearle solo sofferenza?
Sono indecisa, forse é meglio parlare con la psichiatra e decidere con lei.

giovedì 13 novembre 2008

Briciole

Oggi non ho mangiato, ho ricominciato a schifare i nutrienti, a vedere il mondo ingrassare.
Ho riparlato dopo anni con un amico, e lui dice che se è grasso è colpa delle medicine. Non ci credo. Mi dispiace, ma non posso.
Il mio bisogno di ascetismo colpisce violentemente alle pareti, e non posso non assecondarlo.
Odio questa nuova societá europea, questa dipendenza dal palato, dal gusto, fino a diventare schifosamente piú importante della vita stessa.
Si, io premo dall'altra parte, per me é il nulla che mi affascina, é il vuoto, il secco, che mi chiama alla disciplina, e dentro sento come un piacere nell'accarezzare le mie ossa.
Vivo al margine di questa inafferrabile strage di animali che chiamano fabbisogno proteico, mi faccio mille domande,senza risposte, vedo il cibo diventare il nuovo dio denaro, e dietro di lui l'alcool e questa dannata convivialitá latina che ci perseguita da millenni. Nulla é cambiato dai banchetti neroniani, nulla.
Siamo ancora tutti malati di gotta, e le palestre si affollano per espiare cene di lavoro é pranzi domenicali.
Io pelo carote, taglio verdure, e gioisco dei loro profumi, mentre inorridisco di fronte a quei deretani morbidi e a quei seni immensi che rispondono al nome di femminilitá, anche quando entrano da Mc Donald's per annaffiarsi di sangue.
tutto questo é cannibalismo.
Mentre io mi sento sempre piú perfetta dentro i miei digiuni, dentro le mie mura che profumano di sintetiche pioggie primaverili, e fingo che dentro non porti altro che fiori.
Ammiro la mia gatta, il suo modo elegante di avvicinarsi al cibo, assaporarlo il giusto, e renderlo ció che é, energia.
Energia é quello che mi manca.
Ho comprato anche Briciole di Alessandra Arachi, ma ero giá in lacrime dopo le prime righe. É orribile sentire da un lato un forte attaccamento alla vita che mi porta a condannare il mio ascetismo, e dall'altro la tentazione fortissima di essere filiforme e distaccata.
Le calorie avvelenano i cibi.

mercoledì 12 novembre 2008

grassa.

Oggi mi sento una montagna di schifo vivente.
Se solo potessi scarnificarmi.
Sono un dolore unico, mi sono fatta due conti e peso almeno 65 kili, sono una schifosa 40, e sono schifosamente grassa.
Anzi, schifosamente normale.
Se oggi mangio ancora sento di poter crollare.
Qui ci vuole disciplina.
Il problema è che con il freddo ho sempre bisogno di cose calde.
Ma forse posso fare a meno di tutto. Forse posso essere forte.

L'autostima è schifosamente bassa, dovrò fare il maledetto giro tra tutti gli uffici dell'università e mi fa schifo sentirmi dire che sono in ritardo, paternali e quant altro.
Li odio.
Vorrei andarmene. Mollare e dedicarmi anima e cuore al pianoforte.
Spero di poter diventare brava...e smettere di sentirmi uno straccio che suona cose di bimba.
Vorrei non avere freddo.
Vorreisperovorrei...
Ma la mia vita che fine ha fatto?Ho paura di andare fuori corso anche questa volta, non riesco a seguire le lezioni all'università, a trovare un lavoro... Parassito, voce del verbo parassitare.
Senza onore e senza gloria.

giovedì 6 novembre 2008

Io sono lei...

Quando in anticipo sul tuo stupore verranno a chiederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta un amore così lungo tu non darglielo in fretta
non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole le tue labbra così frenate nelle fantasie dell'amore
dopo l'amore così sicure a rifugiarsi nei "sempre"nell'ipocrisia dei "mai"
non sono riuscito a cambiarti
non mi hai cambiato lo sai.
E dietro ai microfoni porteranno uno specchio per farti più bella e pesarmi già vecchio
tu regalagli un trucco che con me non portavi e loro si stupiranno che tu non mi bastavi,
digli pure che il potere io l'ho scagliato dalle mani dove l'amore non era adulto e ti lasciavo graffi sui seni
per ritornare dopo l'amore alle carezze dell'amore era facile ormai
non sei riuscita a cambiarmi
non ti ho cambiata lo sai.
Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre
i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro
i tuoi occhi assunti da tre anni i tuoi occhi per loro,
ormai buoni per setacciare spiagge con la scusa del corallo o per buttarsi in un cinema con una pietra al collo
e troppo stanchi per non vergognarsi di confessarlo nei miei
proprio identici ai tuoi
sono riusciti a cambiarci
ci son riusciti lo sai.
Ma senza che gli altri ne sappiano niente
dimmi senza un programma dimmi come ci si sente continuerai ad ammirarti tanto da volerti portare al dito
farai l'amore per amore o per avercelo garantito,andrai a vivere con Alice che si fa il whisky distillando fiori
o con un Casanova che ti promette di presentarti ai genitori o resterai più semplicemente
dove un attimo vale un altro
senza chiederti come mai,continuerai a farti scegliere
o finalmente sceglierai.